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Gerusalemme: un incontro casuale con la delegazione del Movimento 5 Stelle

Siamo al bar “Hataklit” di Gerusalemme l’amico Dani e io, a guardare la finale degli europei. Vicino a noi, noto delle facce conosciute. Sono Bertorotta, Di Stefano e Di Maio – la delegazione del Movimento 5 stelle. “Anche voi italiani?”, chiede uno del Consolato, seduto vicino a noi e a loro. “Sì”, rispondiamo. Che bello, cosa fate qui a Gerusalemme? Io ho appena finito il servizio militare, spiega Dani, e lui (indica me) lo sta facendo adesso. Io che trovavo in quel momento un interesse particolare per il calcio – che non mi ha mai interessato -, continuo a guardare la partita.

“Sei italiano e sei venuto qui per fare il servizio militare?”, chiede Di Stefano. “Sì, mi piace vivere in Israele”. È un paese pieno di possibilità”, gli risponde Dani, guardandolo negli occhi con sincerità. “E dove l’hai fatto?” A Hevron, risponde. Ci racconti di Hevron?, gli chiede a quel punto Di Stefano incuriosito. “Hevron è un posto difficile”, risponde Dani. Ci sono estremisti di tutte e due le parti”.

Di Stefano sembra deluso. Forse sperava di trovare un ex-soldato di “Breaking the Silence”, di quelli che farebbero di tutto per qualche banconota e un po’ di stima da parte dei “famosi politici europei”. A quel punto Di Maio, che ha ascoltato, si rivolge a me: “Anche tu sei venuto qui per fare il servizio militare?” Gli spiego di no. Io sono nato qui e per me è una cosa normale. L’italiano lo parlo per via dei miei genitori e perché faccio parte della comunità italiana in Israele. “Hai la cittadinanza italiana?” “Sì”. “Ti piace quello che fai?” Gli rispondo di sì. “Siamo un esercito che rispetta i diritti umani, facciamo di tutto per usare quanta meno forza possibile e ovviamente siamo fedeli al nostro dovere – quello di proteggere i civili. Una risposta super corta, ma sufficiente per esprimere quello che credo davvero.

Ci salutiamo in modo educato. L’incontro è durato 15 minuti al massimo. Non mi illudo. Non penso che una semplice conversazione fatta in un bar con due “strani italiani che fanno il servizio militare in Israele” cambierà quello che pensano, ma presentarci come siamo veramente e soprattutto presentare orgogliosamente l’esercito di difesa d’Israele per quello che davvero è, mi ha reso soddisfatto fino alle stelle.

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