Giovane Kehilà, una questione di qualità
Il problema? “Non ci sono giovani”. È una frase che si sente spesso ripetere quando si tratta di capire come favorire l’aggregazione dei ragazzi nella Hevrat Yehudè Italia. Con i numeri non si discute: noi italiani in Israele siamo demograficamente molto meno numerosi degli spagnoli e dei francesi e se parliamo poi dei russi, degli americani e dell’invecchiamento della popolazione italiana, qualcuno potrebbe dire che siamo addirittura alla frutta!
Ma a volte non sono solo i numeri a meritare la nostra attenzione. In Israele si sa che spesso la qualità è meglio della quantità. Noi ebrei, e in particolare ebrei italiani, di piccole ma anche di grandi comunità, siamo abituati a essere una minoranza. Però come minoranza siamo abituati anche a essere uniti nel nostro particolare sistema: le comunità appunto. Per questo motivo, a Sukkot del 2015, abbiamo deciso di fondare la prima organizzazione giovanile degli italoisraeliani: la Giovane Kehilà. Un’organizzazione aperta a tutti i simpatizzanti della cultura ebraico-italiana (non soltanto italiani) e ai giovani di origine italiana in particolare.
“La Giovane Kehilà e i suoi attivisti (volontari) offrono un luogo di incontro, di dibattito, di scambio e di crescita personale e collettiva rivolta ai suoi iscritti e simpatizzanti: giovani italo-israeliani o con origini italiane, Olim Chadashim, studenti e soldati. Giovane Kehilà parla di Israele, di attivismo all’interno della società israeliana, inoltre protegge e divulga la bellezza e la specificità delle tradizioni ebraico- italiane e della cultura italiana.
Giovane Kehilà è un movimento democratico e sionista, ponte e luogo di incontro tra Italia e Israele…”, si legge dallo statuto. Oltre alla descrizione formale, desidero in questo articolo descrivere quello che succede sul campo, quali sono le nostre sfide e soprattutto perché ritengo che la qualità sia non meno importante della quantità.Sei mesi sono passati dalla pubblicazione dell’ultimo numero di questo giornale a dicembre. Sei mesi molto significativi per la Giovane Kehilà. Dopo lo Shabbaton organizzato a dicembre che ha visto la partecipazione di ben 47 ragazzi, abbiamo realizzato diversi progetti scelti dai ragazzi stessi. Fra questi: l’incontro con gli studenti delle scuole ebraiche di Roma e Milano, il confronto con il Comites di Tel Aviv, una giornata in cui abbiamo ridipinto case di persone bisognose a Kiryat Yovel e una serata con la chef Giulia Punturello per imparare a preparare cibi tipici italiani.

I pasti sono stati venduti e il guadagno è stato donato alle vittime dell’incendio a Haifa. Come ogni anno abbiamo organizzato, in collaborazione con l’Ambasciata italiana, la cerimonia del Giorno della Memoria allo Yad VaShem in cui ho partecipato insieme a Israel, Samuel, Manuel e Rachel. Non è mancata anche la mobilitazione politica espressa in un comunicato stampa contro il boicottaggio del Technion da parte del Consiglio degli studenti dell’Università di Torino che è stato ripreso dal Jerusalem Post e da vari altri giornali. A febbraio, abbiamo collaborato con la Hevrat Yehudè Italia per organizzare la festa di Tu Bishvat, abbiamo incontrato studenti americani e italiani e abbiamo gettato le basi per il vero momento che tutti aspettavamo: l’Assemblea generale.

L’Assemblea, tenutasi a marzo durante un altro Shabbaton a Gerusalemme, ha scelto il Consiglio direttivo della Giovane Kehilà con le seguenti cariche: Dario Sanchez- portavoce, Yael Di Consiglio - delegata al volontariato, Benedetta Calò - delegata alla cultura, Daniel Oren - delegato alle università ed il sottoscritto - presidente. Sono stati eletti anche i Consiglieri straordinari, Samuel Capelluto e Sara Spagnoletto, per rappresentare gli studenti italiani del progetto Naale che studiano in Israele. Pochi giorni dopo, il nuovo Consiglio ha stabilito le priorità di lavoro: tra le altre, aumentare il senso di appartenenza dei giovani alla Giovane Kehilà (e quindi anche alla Hevrat Yehudè Italia), facilitare l’integrazione nella società israeliana e assicurare la continuità del movimento. Per raggiungere questi obbiettivi, i neo Consiglieri hanno deciso di investire nel sito della GK, ora in fase di costruzione, nell’informazione in lingua italiana riguardo la vita in Israele e nell’organizzazione di una seria di eventi. Fra gli eventi già realizzati ci sono stati una notte al museo, uno Shabbaton di volontariato in un centro per bambini a rischio che verrà ripetuto, un incontro con il “ciclista della memoria” Giovani Bloisi, un incontro con le associazioni Italia-Israele, una serata di karaoke all’italiana, uno Shabbaton a Netanya sponsorizzato dall’Irgun Olè Italia, ideato per raggiungere i giovani “oltre i confini di Gerusalemme”, serate di Torah e Pizza e ovviamente la manifestazione in occasione di Yom Yerushalaim. La manifestazione, preceduta da un incontro con l’ex vice sindaco di Gerusalemme, David Cassuto, il Presidente dell’Associazione Italia-Israele di Firenze Valentino Baldacci, il giornalista Michael Sfaradi e soprattutto il veterano della Guerra d’Indipendenza Graziano Terracina, è a mio avviso la dimostrazione che nella Giovane Kehilà la qualità conta non meno della quantità. Anche il Limmud sui personaggi importanti dell’ebraismo italiano, la visita alla mostra sui 500 anni del ghetto di Venezia e il volontariato con i bambini a rischio lo dimostrano. Lo dimostrano perché sono rivestiti di un significato che va oltre al semplice divertimento.In un mondo dove la maggior parte dei giovani è occupata con video giochi, reality show e altri passatempi dilettevoli, vedere giovani che investono tempo nelle loro radici e tradizioni, che parlano di attualità e che si impegnano in attività di volontariato per la loro società non è banale. Ovviamente la prima ragione che spinge un giovane a frequentare le attività della Giovane Kehilà resta il divertimento, ma c’è chi partecipa per gli Shabbatonim e per la compagnia, chi per l’occasione di esercitare il proprio italiano, chi per le gite o le feste, chi cerca un consiglio sulla Tzavà, l’università, il lavoro... Ai lettori che leggono quest’articolo nella fascia di età di 18-35 anni consiglio caldamente di venire ai prossimi eventi. Il divertimento è garantito ma sono sicuro che scoprirete presto che esiste anche molto di più.
Michael Sierra
(Pubblicato originamente su Kol Ha-Italkim)