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Dall’Italia a Israele, la scelta di Micol prossima “medaglia d'eccellenza” dell’esercito

E’ tra i migliori soldati dell’esercito israeliano e sarà premiata con la “medaglia d’eccellenza” dal presidente dello Stato d’Israele Reuven Rivlin. Ha 25 anni Micol Debash, che dall’Italia è andata a vivere in Israele per fare un’esperienza professionale. Poi ha deciso di restarci e di arruolarsi nell’esercito. Oggi è caporale e da ordini a cinque soldati della sua unità.

Così il 2 maggio, data in cui si festeggia il giorno dell’Indipendenza dello Stato d’Israele, Micol Debash sarà nella residenza di Rivlin assieme ad altri 120 ufficiali scelti come i più meritevoli per il loro contributo all’esercito e al Paese. Alla cerimonia saranno presenti anche il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della difesa Avigdor Lieberman, e il capo di Stato maggiore Gadi Eizenkot. «Mi hanno detto del premio il giorno del mio compleanno – dice la caporale –, non me lo aspettavo ed invece mi è arrivato questo regalo». L’unità della Debash si occupa di relazioni internazionali nelle accademie militari. Nell’Israel National Defence College ogni anno arrivano a studiare alti ufficiali, esponenti del ministero degli esteri, della finanza e della difesa.

L’obiettivo dell’accademia è creare un linguaggio condiviso sulla sicurezza nazionale. «Su questi temi Israele rappresenta un’eccellenza – continua -. Per questo molti arrivano da altri paesi per frequentare le accademie israeliane. Io mi occupo proprio di quegli ufficiali arruolati in altri eserciti che vengono per studiare sicurezza nazionale, il mio ruolo è una sorta di portavoce, sono a stretto contatto con addetti militari e ambasciate. Ho anche il compito di seguire le delegazioni che arrivano dai collegi militari del mondo: le porto ai confini, le aggiorno sulle situazioni, gli faccio incontrare gli ufficiali al fronte. L’idea è dare una prospettiva strategico militare, ma anche raccontare il Paese, sfatando falsi miti e pregiudizi. Insomma, ogni giorno mi impegno ad accrescere e a migliorare le relazioni dell’esercito israeliano con quelli degli altri paesi, ed è questa la motivazione del premio».

Quest’anno a Gerusalemme sono premiati, tra gli altri, 20 “soldati soli”, ovvero quelli che non hanno la famiglia in Israele, «io sono una tra questi– continua -. Sono partita sola nel 2014 per fare un “internship” in un quotidiano israeliano. Poi mi sono trovata bene, e ho preso la cittadinanza. Cercavo un modo per contribuire al Paese, ho deciso di arruolarmi, ma a 24 anni ormai avevo superato il limite di età. Così ho dovuto insistere parecchio e alla fine mi hanno presa». Per lei c’è anche una motivazione personale che ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta di indossare la divisa: «Ho seguito le orme di mio padre, anche lui ha fatto l’esercito in Israele, l’ho perso quando avevo 16 anni. Oggi porto al collo la sua medaglietta vicino alla mia». L’esperienza militare alla Debash è servita anche per capire quale professione intraprendere quando, tra pochi mesi, lascerà l’esercito: «Quando mi sono arruolata pensavo che fosse un sacrificio, una pausa dalla vita – conclude -. In realtà questa esperienza mi ha fatto crescere anche professionalmente e ho deciso che dopo l’esercito farò un master in sicurezza nazionale con specializzazione in antiterrorismo».

(Pubblicato originamente su La Stampa)

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