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La responsabilità verso i giovani, una responsabilità di tutti

(Pubblicato originamente in Kol Ha-Italkim)


“L’aiuto che la Comunità ha promesso alle organizzazioni giovanili deve essere effettivo ed efficace […] Pertanto è mia intenzione organizzare una sala cinematografica e di ricreazione affinché noi possiamo tenere in un sano ambiente questi ragazzi per dar loro insieme allo svago, anche opportune nozioni di educazione e di cultura”.




Era il 1952, e così rav Elio Toaff z’l, una delle più grandi figure dell’ebraismo italiano, affrontava un tema cruciale, quello del coinvolgimento delle nuove generazioni nella vita comunitaria a un anno dal suo insediamento a rabbino capo di Roma. I lettori attenti di Kol Ha-Italkim ricorderanno sicuramente queste parole, che citai in un mio articolo pubblicato su questo giornale due anni fa, nel novembre 2015. Nel testo spiegavo la natura e sottolineavo la necessità della nuova sottocommissione giovani formata dal Vaad allora guidato da David Patsi (seguendo il consiglio dell’Assemblea Generale della Hevrà) che prese il nome di Giovane Kehilà. Difficile contare le attività svolte in questi due anni. Abbiamo organizzato shabbatonim, attività di volontariato (l’ultima con bambini con la sindrome di Down), gite, feste e attività culturali. Proviamo quindi a riflettere sui rapporti della Giovane Kehilà con le “associazioni dei grandi”. La Giovane Kehilà, come prevede la sua missione, assiste nella klità i giovani olim hadashim, nuovi immigrati, incoraggiandoli a “contribuire alla società israeliana” e nello stesso tempo “protegge e divulga la specificità delle tradizioni ebraiche italiane, della cultura italiana e la loro bellezza”. Per quanto riguarda il primo punto, oggi la GK è rappresentata nell’Irgun Olei Italia dal Consigliere Dario Sanchez. In merito alla protezione e divulgazione della cultura italiana, chi scrive siede anche nel consiglio della nostra “associazione madre”, la Hevrat Yehude Italia be Israel. L’Irgun Olei Italia è un’associazione che ha affrontato un lungo periodo di crisi per mancanza di volontari e si sta riprendendo anche grazie alla Giovane Kehilà. Per il prossimo anno, il Consiglio della Giovane Kehilà ha già preparato un programma di attività (disponibile online) che è stato presentato ad entrambe le associazioni. Purtroppo né l’Irgun Olei Italia, né la Hevrat Yehude Italia sono in grado di offrire sufficiente sostegno.

Torniamo a rav Toaff. Nel suo discorso il rav solleva due punti fondamentali riguardo al rapporto fra Comunità e organizzazioni giovanili: la promessa fatta dalla Comunità e i mezzi che essa intende utilizzare per mantenere la promessa (come ad esempio la sala cinematografica). Oggi, le opportunità non mancano: si possono coinvolgere più giovani nelle tefillot, si possono creare nuovi spazi (in particolare potrebbero essere utili una cucina e una sala per i giovani), si può investire nella promozione sui social network dove i giovani di oggi spendono tanto del loro tempo, si possono finanziare le loro attività rendendole più accessibili ecc.

Per mettere in pratica queste idee però bisogna fare delle scelte e fare uno sforzo. Per giustificare questo sforzo a mio avviso ci si può basare anche sul principio ebraico che prevede la trasmissione dell’identità alla prossima generazione. Principio che troviamonello shemà con la frase "...וְשִׁנַּנְתָּם לְבָנֶיךָ וְדִבַּרְתָּ בָּם", nella Hagadà e in tanti altri testi ebraici. Emerge la domanda, nel caso dei giovani italiani in Israele – chi è responsabile di questo sforzo? Qual è la comunità di riferimento? La Hevrà con le sue difficoltà? L’Irgun appena rinato? I singoli italkim?



Per rispondere a questa domanda bisogna ricordarsi la definizione di Comunità - un insieme di individui con scopi e storia comune - e la responsabilità che ha ogni individuo verso la Comunità o Kehilà nel caso ebraico. Solo comprendendo questo principio potremmo capire che la responsabilità verso la nostra piccola ma grande organizzazione giovanile è di tutti. Delle associazioni come anche degli individui.

Di tutti come anche di ognuno.


Michael Sierra


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