Yom Ha-zikaron la Shoah ve la Gvurà 5778 - discorso d'introduzione alla commemorazione
בס"ד
ירושלים, כ"ז בניסן התשע"ח, יום הזיכרון לשואה ולגבורה
Shalom a tutti,
Prima di dare la mia introduzione vorrei salutare i sopravvissuti e ringraziarli per la loro presenza. Voglio salutare a nome del Consiglio Direttivo della Hevrat Yehude Italia be Israel, del suo Presidente Sergio Della Pergola, che purtroppo non può essere qui con noi, e della Giovane Kehilà, i qui presenti l'Ambasciatore Gianluigi Benedetti e il vice Ambasciatore Gianmarco Macchia. Più tardi avremo anche il Console Generale. Inoltre, ringrazio la commissione per Yom Ha-Shoah e i presenti per essere venuti.
La Mishna nel trattato di Pesachim, porta alcune domande che devono essere poste per cominciare il Seder di Pesach con lo scopo di rafforzare la memoria collettiva: le famose Ma nisthana. Tradizionalmente - e non casualmente - le domande vengono poste dal più giovane. Permettetemi quindi di aprire anche questa commemorazione con alcune domande.
La prima domanda e forse la più ovvia: come mai siamo qui, e perché proprio oggi?
Oggi celebriamo in Israele la giornata chiamata יום הזיכרון לשואה ולגבורה. Tengo a precisare il nome completo, che contiene la parola גבורה, In ebraico: eroismo. Non è il 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz, ma il 27 – כ"ז - del mese ebrico di Nisan - 13 giorni dopo la rivolta del ghetto di Varsavia che avvenne proprio la sera di Pesach del 1943. Gli eroi in questo caso non sono gli alleati ma gli ebrei stessi. Gli stessi perseguitati. Per questo, noi nella Giovane Kehilà commemoriamo ogni anno sia il 27 gennaio e il 27 di Nisan.
La rivolta del Ghetto di Varsavia dimostra che gli ebrei non furono portati allo sterminio senza resistere. La resistenza, l'argomento principale della nostra commemorazione nell'anno scorso, non avvenne solo a Varsavia ma anche in Italia, non solo dalla resistenza militare dei partigiani, ma anche da piccoli gesti eroici. Gesti come una preghiera di nascosto, un pezzo di pane dato ad un malato e tanti altri. Anche quella nostra può essere definite una resistenza: noi appartenenti alla seconda, terza e quarta generazione di Ebrei Israeliani dopo la Shoah, che oggi difendono lo Stato d’Israele come soldati ma anche con l’impegno civile, per ricordare che quanto avvenuto non si ripeta più, a noi come a nessun altro popolo. Come disse lo storico Bensoussan: “Israele non nasce grazie alla Shoah. Israele nasce nonostante la Shoah, perché con 6 milioni di ebrei vivi sarebbe stato più forte dall’inizio”.
Sarebbe un grandissimo errore pensare che la fine della II guerra mondiale segnali la fine dell'antisemitismo. Non è affatto così. L'antisemitismo esiste ancora in tutto il mondo e ha solo cambiato forma. L'assassinio del bambino Stefano Gaj Tachè a Roma nel 1982, il recente omicidio di Mirelle Knol in Francia e purtroppo anche tanti altri ancora lo dimostrato chiaramente.
Perché tenera questa commemorazione nel tempio italiano di Gerusalemme?
Nel Talmud Yerushalmi Rabban Yochanan ritiene che sia più facile ricordare il materiale di studio se lo si studia in Sinagoga. Ma non è solo questa la ragione. La nostra Sinagoga, la Sinagoga di Coneglano Veneto – oggi a Gerusalemme – è la dimostrazione del fatto che il popolo d'Israele e l'Ebraismo italiano con le sue tradizioni millenarie in - è ancora vivo. עם ישראל חי. Non solo è ancora vivo ma mantiene gelosamente usi, tradizioni, musiche, riti e usanze di Comunità che a causa di motivi demografici e a causa della Shoah, non esistono più. La nostra Sinagoga e la nostra Comunità sono la dimostrazione anche della possibilità che abbiamo oggi di essere ebrei residenti in Israele e nello stesso tempo Cittadini italiani di primo grado. Una possibilità che come ci ha dimostrato la storia non è affato scontata.
Questo mi porta alla terza domanda: qual è l'argomento di Quest’anno?
Quest’anno ricordiamo il centosettantesimo anniversario dalla redazione dello statuto Albertino, il settantesimo anniversario della costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il settantesimo anniversario dello Stato d'Israele nonché l’ottantesimo dell’emanazione delle leggi razziali.
Vorrei in questa occasione esprimere l'apprezzamento della Giovane Kehilà all'iniziativa degli studenti e docenti dell’istituto tecnico di Lucera, in provincia di Foggia che si sono attivati per rimuovere il nome di Vittorio Emanuele III dal loro Istituto. Speriamo che questo avvenga anche in altre scuole sotto l'iniziativa non solo degli studenti ma anche del ministero dei Beni e delle Attività Culturali italiano.
La musica che abbiamo appena sentito, composta dal compositore e pianista Mario Castellnuovo Tedesco, fu censurata dai fascisti per una semplice e unica ragione: il fatto che Castellnuovo fosse ebreo. I testi che sono stati scelti quest'anno sono testi di ragazzi giovani che come Castellnuovo hanno vissuto il tradimento delle leggi anti ebriache. Furono oggetto di una discriminazione politica, sociale, intellettuale ed economica che li rese cittadini di secondo grado.
La quarta e l'ultima domanda con cui vorrei finire questa introduzione è la seguente:
E' possibile mantenere viva la memoria per sempre?
Non ho una risposta alla domanda ma spero che le testimonianze che ora leggeremo, la testimonianza di Sergio Del Monte e la lettura dei nomi ci aiutino a ricordare e conoscere. L'idea di coinvolgere i giovani in questa commemorazione al tempio italiano fu di Cecilia Nizza più di 7 anni fà. Prima di allora, ogni anno ci riunivamo per l'appunto a casa di Cecilia per studiare e per conoscere i nomi della Shoah italiana. Oggi che i sopravvissuti stanno scomparendo, il compito di conoscere e passare il testimone è nostro, dei ragazzi della Giovane Kehilà. Perché come disse Primo Levi: "comprendere è impossibile, conoscere è necessario… Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo".