Comunità d'Israele
"La comunità italiana in Israele è composta non solo da una solida maggioranza di religione ebraica (fatto che non deve sorprendere considerato il carattere dello stato ospitante) bene integrata socialmente pur mantenendo la propria marcata identita’ tricolore, ma anche da una significativa rappresentanza di studenti, ricercatori ed accademici, attratti da un paese tecnologicamente all’avanguardia, molti clericali e devoti al cristianesimo con vocazione alla Terra Santa, volontari nei kibbutzim e nelle ONG ed altri ancora magari arrivati per seguire i propri affetti.
Il seguente articolo del demografo Prof. Sergio Della Pergola, consigliere del Comites dal 2004, oggi al Comites della Circoscrizione di Gerusalemme, bene illustra la parte numericamente piu’ significativa degli italiani in Israele."
Anche se non molto numerosa, la comunità ebraica italiana in Israele – gli Italkím – costituisce un ponte tra i due paesi, e tra l’ebraismo italiano e Israele. Gli Italkím in senso stretto sono il nucleo della comunità che partecipa attivamente a mantenere viva la cultura italiana, e la cultura ebraica italiana in Israele in particolare. Ma la loro sfera di influenza culturale è decisamente più ampia.
Le origini di una presenza italiana ebraica in Terra d’Israele risalgono all’espulsione dall’impero spagnolo, che comprendeva anche le regioni meridionali della penisola. Circa il 10% di tutti gli ebrei di Safed nel 16° secolo provenivano dal sud dell’Italia.
Gli Italiani in Israele per lo più sono cresciuti grazie all’immigrazione durante il 20° secolo. L’aliyah – la salita simbolica verso Israele – è arrivata a ondate. Durante il periodo del Mandato britannico l’immigrazione verso la Palestina ha subito molte limitazioni giuridiche ed economiche che sono state rimosse con l’indipendenza dello Stato d’Israele e la promulgazione della Legge del Ritorno. L’immigrazione riflette fattori ideologici, culturali e sentimentali. Ma essa riflette molto anche gli sviluppi negativi nella situazione politica ed economica in Italia, e in parte quelli positivi in Palestina/Israele. Molti Italkím sono arrivati dopo le leggi razziali del 1938, poi subito dopo la seconda guerra mondiale, e dopo la guerra dei Sei Giorni del 1967. In questi ultimi dieci anni l’immigrazione è nuovamente in costante aumento.
Nel 2012 vi erano circa 15.000 cittadini italiani in Israele – tra cui diverse migliaia originarii da Libia, Turchia, Grecia, Egitto, Tunisia – oltre a circa 3.000 non-cittadini immigrati dall’Italia e ad altri 7-12,000 membri delle rispettive famiglie, per una popolazione allargata totale di 25-30.000 persone. Inoltre, molte decine di migliaia di altri israeliani sono stati influenzati dalla cultura e dalla lingua italiana nei loro paesi di origine, e centinaia di migliaia di persone hanno visitato l’Italia o sono grandi consumatori di cultura italiana.
Gli Italiani in Israele sono tra i gruppi che hanno chiesto il minore aiuto da parte delle autorità pubbliche, e sono stati tra i più utili agli altri nel risolvere i problemi di integrazione degli immigrati attraverso la solidarietà interna e le risorse individuali dei membri della comunità. Gli Italkím hanno svolto ruoli importanti in tutti i rami dell’accademia, nelle professioni, nei servizi pubblici, nell’industria, nell’agricoltura, nel kibbutz, e nella ristorazione nelle principali città di tutto il paese. Il centro principale è rappresentato da Gerusalemme, anche se la maggior parte degli Italiani in Israele risiede nell’area metropolitana di Tel Aviv. Forse il contributo più significativo degli Italkím alla società israeliana è la sintesi efficace fra i valori spirituali ebraici e l’umanismo italiano.
Aliyah dall‘Italia, 1919-2012 (Fonte: Della Pergola, 2012)