La carovana italiana è approdata: il servizio civile in Israele
(Pubblicato originamente su Kol Ha-Italkim)
Mi capita spesso, nell’ambito della Giovane Kehilà di incontrare ragazzi italiani che vengono a fare un’esperienza in Israele. Alcuni per studi, altri per turismo, lavoro, per il servizio militare o per svolgere qualche forma di volontariato. Di recente ho conosciuto però un gruppo veramente particolare. Li ho trovati sulla pagina Facebook dell’Ambasciatore israeliano in Italia, Ofer Sachs. Nella foto del post sembravano dieci ragazzi italiani qualunque, vestiti eleganti per l’incontro. Nulla faceva trapelare la ragione per cui erano stati invitati alla residenza dell’ambasciatore. Leggendo il post però ho subito capito il motivo del kavod (rispetto) che è stato loro riconosciuto: “Domenica prossima, dieci volontari del Servizio Civile Nazionale all’estero partiranno per Israele. Stasera abbiamo avuto il piacere di salutarli e augurare loro buon viaggio”.
Così ho deciso di incontrarli, per dare loro il benvenuto della Giovane Kehilà e soprattutto per esprimere il nostro apprezzamento. Dopo averli contattati tramite l’amico Ruben Spizzichino, responsabile del gruppo DELET (Assessore alle politiche giovanili della Comunità Ebraica di Roma), mi sono presentato al loro albergo con alcuni sacchetti dei nostri tipici Bamba israeliani. I ragazzi mi hanno accolto con molta simpatia. Dopo una lunga chiacchierata sulle differenze e le somiglianze fra Italia e Israele, sul valore del volontariato, sul servizio militare, sull’innovazione, sulla mentalità e su altri argomenti legati alla società israeliana, ho capito che il loro gruppo è il primo a svolgere il servizio civile dello Stato italiano qui e che si tratta dell’inizio di una lunga serie.
Per chi non lo sapesse, il servizio civile nazionale italiano venne istituito nel 2001 (inizialmente in fase sperimentale solo per le donne e gli uomini inabili alla leva militare). Possono prestarlo giovani tra i 18 e i 28 anni, cittadini italiani o degli altri Paesi dell’Unione europea, presso enti pubblici e/o privati, anche all’estero. SPES, Centro di servizio per il volontariato del Lazio, ha proposto due progetti di servizio civile in Israele in collaborazione con l’Associazione del volontariato israeliano (IVA): Merkaz HorimLa casa dei nonni; Coral WordOsservatorio marino, entrambi sotto il nome “Yallah Civil Caravan” (seguiteli su Facebook). Nel primo caso, i giovani che hanno scelto di vivere questa esperienza si occupano di assistere anziani fragili presso “Beit Palazzo”, casa di cura che fornisce assistenza permanente per persone con disabilità (fisica e mentale), o con esigenze particolari (HIV, tossicodipendenti, ecc.) o che hanno alle spalle precedenti penali, e non rappresentano pericolo per la società, ma hanno significative difficoltà ad affrontare le attività richieste della vita quotidiana. Nel secondo caso, il servizio si svolge al Coral Word, una forte attrazione turistica sul Mar Rosso creata nel 1974. I visitatori possono godere una visita ai fondali del Golfo di Eilat attraverso acquari, vasche - tra cui quella degli squali - e un osservatorio sottomarino in vetro.
Parlando con uno dei ragazzi, Simone Zanella, pochi giorni dopo il suo arrivo a Eilat, ho percepito la sua soddisfazione. Simone che in passato ha fatto un’esperienza a Cuba, ha raccontato che già un mese prima della partenza per Israele i ragazzi dello Yallah Civil Caravan si sono ritrovati per la prima volta e in pochi giorni sono diventati un gruppo di veri amici. Durante la giornata Simone lavora nell’Osservatorio marino ma “non mancano i momenti per andare al mare e godere degli stupendi panorami di Eilat” mi ha spiegato soddisfatto. Con lui ci sono anche due ragazze tedesche e un israeliano (oltre agli altri italiani) e l’atmosfera è ottima. Non mi resta quindi che sperare che il progetto continui nei prossimi anni e si allarghi ad altre associazioni. Agli amici italiani consiglio molto questo tipo di esperienza, per creare un ponte fra i due paesi e soprattutto per vedere Israele con i propri occhi.
Michael Sierra